Il meraviglioso mondo dei nudibranchi del Mediterraneo



Uno dei primi libri che mi sono stati regalati da piccola si intitolava “Il mio primo atlante di ecologia”. Era un libro abbastanza pesante che veniva venduto insieme ad una lente di ingrandimento. Pur essendo un libro per bambini, trattava in modo estremamente preciso argomenti complessi che avrei poi ripreso solo più tardi all’università. Era senza dubbio il mio libro preferito; non so dirvi però se lo fosse perché ero una piccola biologa in erba oppure se sia stato lui ad influenzare la scelta del mio percorso di studi. Ciò che è certo è che lo portavo sempre con me. La parte del libro che preferivo era un gioco nel quale bisognava trovare, con l’aiuto della lente di ingrandimento, tutti gli animali nascosti in un certo habitat (inutile dire che il paesaggio che preferivo era quello sottomarino).

Crescendo ho conservato la passione per questo tipo di passatempo e ho iniziato a “giocare” negli ambienti naturali. É così che, durante le immersioni subacquee, capita spesso che mi soffermi ad osservare da vicino una piccola porzione di fondale/parete/roccia. Resto lì, immobile, per la gioia dei miei compagni di immersione. Quello che succede sembra quasi una magia, è come se con il passare del tempo comparissero nuovi organismi. Come se, da un’immagine sfocata, si iniziassero a mettere a fuoco selettivamente diversi oggetti. Tipicamente nei fondali mediterranei all’inizio vedo solo alghe dai colori abbastanza sbiaditi, tra il verde e il marroncino. Poi piano piano si mettono a fuoco le incrostazioni sulla roccia: briozoi, spugne e i tubi calcarei di piccoli spirografi che, se si sta abbastanza fermi, dopo qualche minuto prendono coraggio e fanno capolino dalle loro casette. A questo punto si iniziano a notare piccoli pesciolini color sabbia, solitamente ghiozzetti o bavose, che trovano riparo tra le alghe con le quali si mimetizzano perfettamente. Ad un tratto si nota qualcosa di diverso, una macchiolina colorata che si sposta lentamente sopra alle alghe. Focalizzando l’attenzione su questa macchiolina se ne iniziano a vedere i contorni e i dettagli: ho finalmente trovato ciò che stavo cercando, una coloratissima flabellina. Trovata la prima il gioco è fatto: improvvisamente se ne iniziano a vedere a decine, proprio nello stesso punto che si è osservato fino a quel momento senza vedere nulla. Vi assicuro che mi succede di continuo ed ogni volta ne rimango stupita.

Le flabelline sono solo una delle tante specie di nudibranchi presenti nel Mediterraneo (se ne contano quasi 300!). Tra i subacquei regna una grande confusione al riguardo: c’è chi le chiama “lumachine”, chi pensa siano dei “vermetti”. Vediamo di fare un po’ di luce su questi splendidi animali.

I nudibranchi sono dei piccoli molluschi gasteropodi che devono il loro nome alle “branchie nude” presenti sul dorso della maggior parte di essi. Sono diffusi nei mari di tutto il mondo ed assumono forme e colori davvero stravaganti: dal bianco al giallo, dal verde al rosa, vi sfido a trovare un colore che non sia presente sul mantello di uno di essi. Vista la grande diversità di forme è difficile descriverli in modo univoco. Ci sono però delle caratteristiche che riguardano tutti loro. In primis noterete che tutti presentano delle “antennine” (rinofori) che vengono utilizzate dall’animale per studiare l’ambiente circostante (funzione tattile e chemiorecettiva) e che in alcune specie possono essere retratte. A seconda della specie, il dorso può presentare delle papille oppure delle appendici allungate, come nel caso delle flabelline. Queste appendici sono chiamate cerata e possono rivestire funzioni respiratorie, digestive e difensive. Tutti i nudibranchi sono predatori e alcuni di essi si nutrono di cnidari (attinie, idroidi). Cosa davvero sorprendente è che molti di questi sono in grado di conservare intatte le cellule urticanti presenti nelle loro prede e di trasferirle alle estremità dei cerata, pronte ad essere usate come arma di difesa.

Tutti questi animali sono ermafroditi simultanei (in ognuno di essi sono presenti contemporaneamente gli organi riproduttivi maschili e femminili) e la fecondazione è interna. Al momento dell’accoppiamento due individui si affiancano rivolgendosi il lato destro (dove sono presenti le aperture genitali) e fecondano le uova del partner. Queste vengono poi rilasciate all’interno di un nastro di muco al quale viene data una caratteristica forma a spirale. Per i più esperti è possibile riconoscere a che specie appartengono le uova basandosi sul colore e la forma dell’ovatura.


Avreste mai pensato che anche nel nostro mare ci potessero essere degli organismi così colorati e particolari? Il Mediterraneo è pieno di sorprese, basta solo saper osservare! Vedere i nudibranchi può essere faticoso e qualche volta richiede molta pazienza ma vi assicuro che quando li troverete ne rimarrete incantati.




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